Il 3 dicembre a Monza, nell’ambito di un’azione di sistema finanziata dal Settore Lavoro della Provincia di Monza e della Brianza attraverso il Piano LIFT e sviluppata da un partenariato di operatori del territorio accreditati al lavoro, è stato organizzato un confronto sui modelli territoriali di inserimento lavorativo delle persone con disabilità. Tre relatori: Alessandra Bezzecchi, responsabile del Collocamento Mirato Disabili di Mantova, Umberto Ballabio responsabile del Settore Lavoro di Como e Lidia Frigerio responsabile del Collocamento Mirato Disabili di Como. In rappresentanza di Monza e Brianza Gianpaolo Torchio referente servizi legge 68/99 del Settore Welfare.
La platea, gli operatori degli enti accreditati di Monza e della Brianza che gestiscono i servizi per l’inserimento lavorativo. Tanti i temi e molto ricche ed articolate le presentazioni delle procedure di gestione della cosiddetta dote disabili. Bezzecchi ha parlato di un contesto frantumato per quanto riguarda le modalità di presa in carico dell’utenza a seguito della scelta dell’ASL di ritirarsi dal servizio di inserimento lavorativo nel 1999. Le soluzioni individuate hanno privilegiato modalità amministrative ed è mancato un approccio multidisciplinare che consentisse di affrontare la presa in carico in modo coerente alla complessità dei bisogni espressi dall’utenza. E che esprimesse una logica di servizio nei confronti di utenti e delle aziende. In questa situazione infatti l’utente è costretto a rincorrere le informazioni, l’esatto opposto di quello che dovrebbe accadere in una concezione moderna del servizio. Bezzecchi ha poi individuato nella difficoltà dei comuni ad utilizzare lo strumento borsa lavoro, una delle cause che hanno spinto ad un utilizzo improprio della dote disabili. Attribuendo a questo strumento una funzione non adeguata alle esigenze di utenti che richiedevano tempi di presa in carico lunghi e finalizzati ad un’attenta valutazione delle capacità. La dote disabili non ha generato numeri adeguati in termini di inserimenti occupazionali, per questo motivo la Provincia di Mantova ha deciso dapprima di avviare un rapporto diretto con le assistenti sociali dei comuni per presentare lo strumento dote. Successivamente ha deciso di avviare un percorso finalizzato a creare legami fra gli attori coinvolti nel tema dell’inserimento lavorativo: sanità, psichiatria, scuola, formazione professionale, enti accreditati al lavoro. Nasce nel 2013 un’azione di sistema finalizzata a definire una modalità di presa in carico delle persone disabili all’interno dei 6 distretti condivisa con gli attori coinvolti nel processo. L’azione prevede una regia centrale finalizzata alla definizione delle regole che genera un accordo fra gli attori coinvolti. E ambiti (tavoli locali) decentrati nei distretti e in cui si gestisce la procedura di presa in carico degli utenti con le caratteristiche necessarie per un utilizzo efficace della dote. Il modello ruota intorno all’assistente sociale perché destinatario della presa in carico del sistema istruzione e perché è la “prima porta” cui bussa l’utente: la prossimità si gioca nell’ufficio dell’assistente sociale. Interessante la riflessione di Bezzecchi sulla funzione degli enti accreditati che vengono progressivamente apprezzati per le competenze specialistiche relative alla valutazione dell’occupabilità della persona disabile. Anche Ballabio spiega la nascita della rete come una risposta alla condizione di debolezza che nel comasco si è collegato ad un’assenza dell’amministrazione in quanto la Provincia è stata commissariata per un lungo periodo. La difficoltà di governance politica spinge a soluzioni tecniche finalizzate ad individuare modalità di presa in carico fra i soggetti coinvolti. Utilizzando peraltro la lunga consuetudine alla collaborazione presente tra gli enti accreditati comaschi. Nel 2011 prende avvio un percorso di azioni di sistema fortemente integrate che consentono la costruzione di un linguaggio condiviso fra gli enti che vengono coinvolti: enti accreditati e SIL. L’obiettivo dell’azione è evitare le prese incarico plurime degli utenti che non si avvalgono delle valutazioni espresse dagli operatori entrati in relazione con l’utente, sprecando il lavoro di valutazione e orientamento avviato. Ballabio e Frigerio presentano gli output delle azioni di sistema sviluppate; la costruzione di un linguaggio condiviso ha comportato la descrizione del modello di presa in carico dell’utenza, individuando le diverse fasi in cui si articola la relazione fra utente ed ente che lo ha in carico: accoglienza, valutazione, occupabilità e occupazione. Ognuna delle fasi prevede un’attività specifica in cui gli enti tendono a specializzarsi. Ma la validazione del modello ha implicato un confronto che ha portato al superamento di diffidenze e consentito di considerare le differenze come un elemento di arricchimento del panorama dei servizi di inserimento lavorativo. Ballabio presenta la procedura di segnalazione dell’utente dal SIL all’ente accreditato che utilizzerà successivamente lo strumento dote inserimento lavorativo disabili. La procedura è il risultato di un chiarimento dei ruoli e delle funzioni nel processo di accoglienza e inserimento in tirocinio. Frigerio presenta gli strumenti a sostegno della rete, la scheda di monitoraggio dell’utente in tirocinio. Scheda che è stata presentata ai tutor aziendali tramite un incontro formativo specificamente rivolto a loro. L’utilità della formazione ai tutor è una delle indicazioni emerse dalle interviste alle aziende, modalità utilizzata nell’azione di sistema in corso, per comprendere come migliorare il servizio rivolto alle imprese. Infine viene presentata la procedura di contatto con le aziende tesa a suddividere i ruoli tra SIL ed enti accreditati con l’obiettivo di definire modalità di scouting verso le aziende stesse che migliorino l’efficacia e rispettino le relazioni consolidate. Dall’incontro molto dibattuto e con una platea di operatori attenta e partecipe, emergono alcuni elementi comuni a due modelli che riguardano il processo di inserimento lavorativo. La nascita delle reti è una risposta a situazioni di debolezza del territorio (assenza dei SIL, assenza di un committente politico), la rete costruisce legami che favoriscono servizi di inserimento lavorativo più efficaci. Sono però necessari tempi di maturazione per costruire un linguaggio condiviso e un rapporto fiduciario fra gli interlocutori. Solo così può nascere un modello partecipato fra attori che appartengono a sistemi diversi: sanitario, sociale, del lavoro e dell’istruzione. Attori la che garantiscono un approccio multidisciplinare in grado di cogliere la complessità del bisogno dell’utenza agevolando anche una risposta che prevede l’utilizzo degli strumenti dell’inserimento lavorativo, ma che può anche prevedere soluzioni complementari come i tirocini risocializzanti. Il confronto fra i modelli si rivela uno strumento di crescita fondamentale per individuare soluzioni orientate alla qualità del servizio fornendo una risposta efficace alle difficoltà che la riduzione del welfare impone a tutti gli attori. L’azione di sistema ha voluto costituire un ambito di confronto che i partecipanti hanno utilizzato con grande interesse e partecipazione. Come già sottolineato in un precedente articolo sul medesimo argomento (“Azioni di Sistema: le Province si confrontano” n.d.r.), il partenariato formato dagli operatori di Monza e della Brianza ha gettato le basi per proseguire e consolidare il lavoro su parole chiave come rete, scambio, sinergia, collaborazione, condivisione, linguaggio comune. L’incontro del 3 dicembre ne è una dimostrazione evidente.
Sergio Bevilacqua e Stefano Catti
qui di seguito i LINK delle tre province protagoniste della giornata
http://www.provincia.mb.it/lavoro/lift/
http://lavoro.provincia.como.it/portale/
http://sintesi.provincia.mantova.it/portale/