L’Associazione L’abbraccio di Meda, con il supporto di altri soggetti del territorio, ha dato seguito al progetto “Terzo Tempo” con una nuova iniziativa che è in via di conclusione: il progetto “In Tempo”.
“In Tempo” intende sottolineare la necessità degli adolescenti con disabilità lieve di sfruttare al meglio il periodo dell’adolescenza come trampolino verso l’età adulta, proprio come accade ai coetanei normodotati.
“Pochi possono dirsi: ‘Sono qui’. La gente si cerca nel passato e si vede nel futuro”
(Georges Braque, Quaderni, 1917/47).
Questa affermazione sembra particolarmente adatta a rappresentare la condizione dei ragazzi e delle ragazze con disabilità lieve. Essere nel proprio tempo significa vivere appieno le opportunità e le difficoltà del periodo della vita che si sta attraversando. I ragazzi con disabilità molto spesso non riescono a sentirsi parte attiva del loro presente. Ancorati a una idea di sé infantile, si sentono spesso poco autorizzati a sperimentare le nuove autonomie che gli adolescenti amano esibire, risultano poco abili nel gestire le nuove competenze che facilitano l’accoglienza nel gruppo dei pari, sono spesso più in difficoltà a gestire le trasformazioni del corpo che diventa strumento per entrare in contatto con gli altri, un corpo mutevole, che in adolescenza a volte si trasforma accentuando certe diversità. Il bisogno di socialità in contesti sociali “abili” chiede interventi dove l’incontro e il confronto, tanto desiderato e tanto temuto, siano protetti e mediati da operatori e figure di riferimento.
La maggiore fatica ad affrontare i fisiologici compiti evolutivi dell’età adolescenziale porta con sé il rischio che i ragazzi con disabilità si cronicizzino in una dimensione infantile o, per contro, si proiettino in un futuro idealizzato, in cui immaginano di realizzare obiettivi di autonomia (lavoro, famiglia) scarsamente sostenuti da reali capacità.
Il tema dell’educazione all’autonomia assume un particolare risalto. Ma autonomia non vuol dire solo acquisire alcune competenze, bensì riconoscersi grandi e sentirsi tali. In tal modo è possibile passare dalla condizione di bambino a quella di adolescente trovando motivazione nell’assumere nuovi comportamenti, superando le inevitabili difficoltà.
L’adolescenza normalmente si pone come il periodo in cui si apprendono indirettamente, attraverso la frequenza scolastica, l’appartenenza a gruppi di coetanei, la frequentazione nel tempo libero di ambienti socializzanti esterni alla famiglia, quelle competenze di adattamento, soprattutto relazionale, che sostengono l’ingresso e la permanenza nel mondo del lavoro.
Il confronto con il SIR (Consorzio di Solidarietà in Rete – Agenzia per il lavoro) di Seregno ha confermato che gran parte dei fallimenti degli inserimenti lavorativi dei ragazzi con disabilità è dovuto a scarse competenze relazionali e di adattamento al contesto lavorativo più che a mancanza di risorse dal punto di vista tecnico-pratico.
Da queste considerazioni nasce il progetto “In Tempo”, finalizzato alla crescita emotiva e relazionale dei ragazzi e delle ragazze con disabilità lieve attraverso una serie di attività da svolgere nel tempo libero.
In collaborazione con il SIR si sono prodotti percorsi per l’integrazione sociale e lavorativa degli adolescenti disabili. Tra le attività proposte dai soggetti della rete, per esempio, in collaborazione con la Parrocchia Santa Maria Nascente si è assegnato ai ragazzi oltre al ruolo di animatori nell’oratorio estivo anche il compito di animare le domeniche in oratorio dei bambini delle scuole elementari. Il riconoscimento in un ruolo lavorativo implica, infatti, quello di sé come parte attiva e cooperante, e dunque positiva, all’interno della comunità.
La condizione di disabilità pone, inoltre, problematiche che vanno ben oltre il rendimento quotidiano della persona al lavoro e coinvolge temi che, in misura maggiore rispetto al solito, determinano il benessere o il malessere dell’individuo: ossia la salute, gli affetti, il tempo libero, le autonomie personali, ecc. In maniera abbastanza circolare la possibilità di adattarsi al lavoro dipende anche in parte dalla possibilità di godere di un tempo libero di qualità (che non ci metta in una condizione di inerzia e solitudine) e, allo stesso tempo, la possibilità di apprezzare il valore del tempo libero dipende anche dall’avere il resto del tempo impegnato in attività produttive, siano esse di studio o di lavoro.
Gli obiettivi specifici del progetto:
Diffondere il progetto nel territorio
Inizialmente il progetto è stato diffuso nelle istituzioni scolastiche, nei servizi sociali, nella comunità. L’intento è stato quello di “aprire” un contatto che faciliti il raggiungimento degli obiettivi specifici successivi.
Avvicinare gli adolescenti con disabilità lieve e non alla realtà del volontariato
Dopo avere incontrato gli alunni nelle scuole per sensibilizzarli al tema della disabilità in adolescenza, si è permesso loro di sperimentare direttamente le attività proposte dalle due associazioni attraverso brevi percorsi di osservazione partecipata. Il fine è stato quello di stimolare la motivazione ad avviare l’attività di volontariato. Si è avviata un’attività di osservazione partecipata delle iniziative svolte dalle due associazioni, seguendo una prassi sperimentale condotta nei mesi di gennaio e febbraio 2013 in collaborazione con la scuola L. Milani di Meda, messa a punto a seguito del progetto “Terzo Tempo”.
Soddisfare i bisogni degli adolescenti con disabilità
Soddisfare il bisogno dell’adolescente con disabilità di socializzare con i coetanei in contesti esterni a quello familiare, attraverso uscite e vacanze.
Sviluppare e potenziare le abilità sociali degli adolescenti con disabilità lieve
Aiutare gli adolescenti a meglio gestire le competenze trasversali (comunicative, di gestione delle emozioni e dell’ansia, del conflitto, di problem solving, di cura di sé). Si è attivato un Laboratorio sulle competenze trasversali in sede.
Aumento della capacità di relazione con gli altri e con l’ambiente per un ampliamento della rete sociale.
Aiutare gli adolescenti a usare i diversi canali di comunicazione in modo efficace. Si è strutturato un Laboratorio di uso dei social network e in generale della tecnologia.
Consapevolezza di se, del proprio corpo e acquisizione di nuove competenze.
Sostenere l’adolescente nel compito evolutivo di modificare la rappresentazione del proprio corpo che cambia riconoscendone limiti e risorse anche nel confronto con quello dei coetanei. Per questo si sono organizzati un Laboratorio di Zumba e degli incontri di pallavolo con un gruppo dell’oratorio.